
Sta di fatto che la ragazza gli ha creduto e ha accettato di passare una notte con lui.
In amore tutto è permesso, si dice. Be’ in Israele non la pensano così. Quando la ragazza ha scoperto l’inganno ha denunciato il palestinese per stupro. E così quella che sarebbe potuta essere una storia d’amore tra ragazzi di due popoli storicamente nemici è diventata una brutta storia di cronaca . Tutto questo accadeva nel settembre 2008.
La corte di giustizia di Gerusalemme si è pronunciata di recente. Kashur è stato condannato a 18 mesi di carcere per violenza sessuale. Nelle motivazioni della sentenza si legge che la ragazza non ha subito violenza fisica, ma ha certamente subito violenza psicologica, perché, se avesse saputo che il ragazzo era palestinese, certamente non sarebbe andata a letto con lui.
La motivazione sembra strana, ma forse noi occidentali siamo abituati a dare ben poca importanza alle differenze religiose e a darne molto di più ai sentimenti e alle passioni. Non si capisce però perché tanto accanimento da parte dei giudici. Uno di loro Tzvi Segal ha dichiarato al Guardian: «Siamo obbligati a proteggere i cittadini dai criminali che ingannano le loro vittime, corrompendone corpo e anima. Quando viene a mancare la fiducia tra le persone, la Corte deve schierarsi dalla parte degli innocenti. Dobbiamo salvaguardare il loro benessere ed evitare che siano manipolati ed ingannati».
In altre parole, lo stato deve garantire che gli israeliani siano sempre ben distinti e riconoscibili dai palestinesi che vivono nel loro territorio, a dispetto delle apparenze o delle simpatie reciproche. Chiunque tenti di superare il muro invisibile che divide i due popoli è di per sé un criminale.
Forse non ne era consapevole, ma, con la sua bravata, Sabbar Kashur ha messo in discussione le basi del regime di apartheid che regna ancora oggi in Israele.