Il 2 marzo 1968 Pier Paolo Pasolini scrisse una poesia diventata celebre. In quell’occasione il poeta prese posizione in modo clamoroso a favore dei celerini, i poliziotti che avevano caricato i giovani sessantottini durante la famosa contestazione di Valle Giulia.
Un passo della poesia recita: “quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti/ io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri. /Vengono da periferie, contadine o urbane che siano…”
Pasolini stava coi celerini perché erano più poveri, i sottoproletari mal pagati e mal istruiti. I manifestanti invece erano studenti universitari, che allora era come dire ‘figli di papà’.
Ancora Pasolini: “A Valle Giulia, ieri / si è così avuto un frammento/ di lotta di classe: e voi amici/ (benché dalla parte della ragione)/ eravate i ricchi.”
La poesia suscitò ovviamente una polemica violenta, il movimento studentesco bollò Pasolini come traditore, ma il poeta non cambiò mai idea.
Anche oggi, nei pressi di Montecitorio e di fronte a Palazzo Grazioli si sono scontrati manifestanti e polizia. Stavolta le proteste erano animate dai cittadini dell’Aquila e dell’Abruzzo, che volevano far arrivare la loro voce fin sotto le finestre del Parlamento e davanti alla residenza romana del Premier, ormai identificata come il centro del potere che conta in Italia. Gli abruzzesi chiedono una legge organica, dopo tante parole, che possa far ripartire la ricostruzione, creare lavoro e dilazionare il pagamento delle tasse (come aveva promesso in pompa magna Berlusconi il giorno dopo il terremoto).
Nonostante la manifestazione fosse dichiaratamente pacifica, la polizia aveva l’ordine di non fare arrivare nessuno nel Santa Sanctorum del potere. Cosa che, giustamente, i manifestanti non hanno potuto sopportare. Dopo che è stato negato loro l’accesso alle loro città distrutte, non possono tollerare di vedersi negare anche il diritto alla protesta.
Il risultato è che sono volate spinte, manganellate e percosse. Alcuni manifestanti sono rimasti feriti e il centro di Roma si è trasformato in una piccola zona di guerra tra poveri.
Tornando a Pasolini mi chiedo da che parte starebbe oggi: con i senzatetto dell’Aquila, senza casa e senza lavoro, o con i celerini, ancora oggi mal pagati e mal trattati, costretti a fare da guardiani alla villa del padrone del Paese.
Forse, semplicemente, il poeta oggi sarebbe rimasto in silenzio.
una riflessione molto profonda e intelligente. bravo big :) serena
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