
Una strana malattia si diffonde per l'Europa e i paesi occidentali. La libertà e la democrazia stanno sempre meno a cuore dei cittadini del mondo ‘libero’. Leggo oggi che un quarto degli abitanti tedeschi prova nostalgia per la Germania dell'est e per il muro di Berlino. Alle ultime elezioni regionali francesi, l'astensionismo ha raggiunto percentuali record, insieme all’estrema destra di Le Pen. Non è un caso isolato: in tutta Europa rifioriscono partiti che s’ispirano a dittature militari del passato. L'Italia non è da meno. Chiunque, almeno una volta, ha sentito in giro fare discorsi di questo tipo: ‘io alle prossime elezioni non voto, tanto non serve a nulla.’ Spesso a parlare così è un giovane, magari un ragazzo o una ragazza poco più che ventenni. Eppure nello stesso momento, in altre parti del mondo, i dissidenti di regimi totalitari pagano con l'emarginazione, con le torture e spesso con la vita il diritto a esprimere una critica o a disporre di un'informazione, se non libera, almeno minimamente plurale. Sono paesi come l’Iran, Cuba o la Cina, in cui le scelte politiche sono preordinate dalla nascita per tutti i cittadini. In Iraq o in Afghanistan, la gente oggi può votare liberamente, a rischio però di saltare in aria nel tragitto da casa propria al seggio. Eppure anche in quei paesi, le percentuali di votanti sono spesso superiori alle nostre. Non solo, basta fare un giro sui siti clandestini e i blog per ascoltare la voce di milioni di ragazzi senza libertà che mandano messaggi disperati, raccontano mondi senza dignità e senza parola. Quelle persone chiedono un aiuto. E lo chiedono alle democrazie, alla gente libera come noi, probabilmente perché ritengono che chi gode della libertà non sopporti di vederla negata a un altro essere umano. Non sanno che invece dalle nostre parti l’idea di libertà è in via di estinzione. Noi la libertà l'abbiamo sempre avuta, più o meno perfetta, più o meno pulita, come l'acqua o l'aria. Ci siamo nati dentro, per questo non c'interessa più. Non è un bene alienabile e perciò, secondo la logica di mercato, non vale nulla. Non ho la pretesa di fare analisi sociologiche o politiche. Prendo solo atto di una realtà che si percepisce in giro sempre più netta. Sarei curioso di sapere quale risultato verrebbe fuori da un sondaggio di questo genere: quanto vale oggi la libertà per noi? Parlo proprio di euro: vale più di un telefono cellulare, meno di un'auto di lusso o di un appartamento in centro? E quanto saremo disposti a spendere per avere garantita la libertà di parola, la libera circolazione e l'accesso a un'informazione decente e non condizionata tutti i giorni dal volere di un capo? Oggi il prezzo da pagare per la libertà è zero. In futuro però potrebbe essere molto più alto.
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